Come anticipato nel precedente post, leggere le etichette dei cosmetici può essere molto frustrante. Non solo, spesso e volentieri, troviamo gli ingredienti scritti in caratteri molto piccoli, ma vengono segnalati secondo una nomenclatura internazionale degli ingredienti cosmetici, chiamata INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients). Questo elenco è stato creato, secondo precisi criteri, prendendo in prestito parole latine ed inglesi. Come se ciò non bastasse ci sono varie versioni di INCI, ma per nostra fortuna non c'è motivo di complicarsi la vita, ragion per cui prenderemo in esame l'INCI Europeo.
Comprendere DAVVERO gli INCI non è affatto semplice, ma piano piano andremo a svelare alcuni trucchi che ci renderanno l'impresa decisamente più semplice ed a portata di chiunque!
Gli ingredienti vegetali che non hanno subito alcun processo chimico, vengono chiamati con il loro nome botanico latino dal nome in inglese della parte utilizzata.
Esempio1:
Esempio1:
Olea Europaea Oil= Olio d'oliva
In verità una nomenclatura del genere, dice tutto e niente. Chiunque sia sensibile al problema INCI e a ciò che contiene il proprio cosmetico, con l'andar del tempo capirebbe da solo che ci sono numerose variabili. Scatterebbero così le prime domande: l'olio d'oliva è intero? O è la sua frazione insaponificabile(*)?
Secondo la normativa vigente in Unione Europea, in fatto di INCI, ci sarebbero ben altre diciture da aggiungere, numeri e parole che darebbero maggiori specifiche sull'ingrediente, ma che ahimé non tutti i produttori inseriscono nelle loro etichette.
Ammettiamo che il nostro Olio d'oliva sia stato impiegato per una saponetta. Il sapone, come alcuni di voi già sanno, si crea tramite un processo di "saponificazione" dei grassi (olii e burri) grazie ad una soluzione in acqua di soda caustica. In questo caso l'INCI pretende che il grasso saponificato, venga anticipato da una dicitura che segnala l'agente alcalino responsabile del processo (in questo caso l'idrossido di sodio) sodium seguito dal termine in inglese che indica l'acido grasso (il nostro olio d'oliva!).
Esempio2:
Secondo la normativa vigente in Unione Europea, in fatto di INCI, ci sarebbero ben altre diciture da aggiungere, numeri e parole che darebbero maggiori specifiche sull'ingrediente, ma che ahimé non tutti i produttori inseriscono nelle loro etichette.
Ammettiamo che il nostro Olio d'oliva sia stato impiegato per una saponetta. Il sapone, come alcuni di voi già sanno, si crea tramite un processo di "saponificazione" dei grassi (olii e burri) grazie ad una soluzione in acqua di soda caustica. In questo caso l'INCI pretende che il grasso saponificato, venga anticipato da una dicitura che segnala l'agente alcalino responsabile del processo (in questo caso l'idrossido di sodio) sodium seguito dal termine in inglese che indica l'acido grasso (il nostro olio d'oliva!).
Esempio2:
Sodium Olivate = Olio d'oliva saponificato
In certi casi, sulle saponette, si può leggere semplicemente il nome botanico seguito dalla dicitura "Oil" (come nel primo esempio), non è un errore del produttore/azienda; ma è il metodo corretto per indicare che l'olio è rimasto insaponificato. All'interno del prodotto finale la soda non ha incluso nel processo di saponificazione quel determinato grasso (mantenendo così intatte le proprietà iniziali dell'olio o burro in questione).
Nelle vecchie etichette (prima del 2005) la presenza di profumazioni (sintetiche o di origine vegetale) potevano essere semplicemente segnalate scrivendo "profumo" o "parfum". Dobbiamo considerare questa dicitura come un calderone che potrebbe contenere qualsiasi sostanza odorosa. I profumi vengono di solito creati miscelando più ingredienti, al punto tale che se legati bene, il risultato finale è una profumazione che non è affatto riconducibile alle sostanze "prime". Capirete dunque che è nell'interesse del produttore lasciare un semplice "parfum" evitando di svelare gli ingredienti odorosi che a volte fanno la fortuna di un prodotto! In questo caso possiamo dire che possono esserci profumazioni sintetiche innocue come alcune naturali aggressive per la nostra pelle, la questione profumi è una vera giungla ma in nostro soccorso arriva l'Unione Europea, sensibile al problema.
Grazie ad una direttiva europea, è stato imposto la segnalazione degli agenti allergeni contenuti nel profumo o negli oli essenziali impiegati nella formula. Non sempre viene segnalato, questo perché incide la quantità di allergene: se la quantità supera un determinato livello è necessario dichiararlo in etichetta. Se ancora non vi sentite sicuri sappiate che l'IFRA (international fragrances association), un'associazione internazionale di profumieri, effettua dei controlli serrati sulle profumazioni messe in commercio e che l'Ecolabel europea dà molte restrizioni in fatto di materia "odorosa"!
Passiamo dai profumi ai colori, anzi, coloranti. Tralasciando le tinture per capelli, che devono riportare il nome chimco inglese, i colori vengono indicati con la sigla CI che sta per "Colour Index", seguito da un numero assegnato proprio grazie all'indice internazionale dei coloranti (Colour Index International).
In un'etichetta è importante l'ordine degli ingredienti, essi vengono inseriti in ordine decrescente di peso, fino alla soglia importante dell'1% di presenza in formula. Tutti gli ingredienti che si trovano in percentuale inferiore all'1% non devono obbligatoriamente essere riportati in etichetta. Qualora il produttore decidesse di inserire ugualmente tutti o alcuni ingredienti di peso inferiore all'1% della formula, questi potranno essere inseriti in ordine sparso dopo l'ultimo ingrediente presente in percentuale maggiore alla soglia importante.
Riguardo la "data di scadenza", può essere indicata dalla famosa scritta "da usare preferibilmente entro il..." Tale informazione è obbligatoria solo per quei prodotti che hanno una durata inferiore ai 30 mesi; ma di norma i cosmetici hanno una durata superiore ragion per cui sarà molto più frequente trovare nelle nostre etichette un simbolino che indica il PAO ( Period After Open) vale a dire una data di scadenza che parte dal momento in cui viene aperto il prodotto dal consumatore. Questo significa che il prodotto sigillato viene garantito per più di 30 mesi, ma è obbligatorio indicare il PAO, ovvero la scadenza post-apertura confezione. Inutile dire che il giorno della scadenza PAO non bisogna correre a buttare tutto, il cosmetico potrebbe essere ancora in ottime condizioni ed utilizzabile in tutta tranquillità. E' chiaro che dalla scadenza PAO in poi potrebbero esserci segni di deperimento (i segnali sono cambiamenti di colore/odore/consistenza e in quel caso conviene buttare tutto piuttosto che rischiare), il produttore da quel momento in poi è tutelato da qualsiasi uso improprio.
(*) Non vi preoccupate se alcune parole non sono chiare sin da subito, basta una ricerca su Google o semplicemente attendere che qui sul blog venga trattato l'argomento. Si tratta comunque di un concetto che attualmente non ci interessa ai fini della comprensione dell'INCI. ;)
Direi che mi sono dilungata abbastanza, gli strumenti per leggere in autonomia gli INCI ve li fornirò in un altro bel post! ;P
2 commenti:
Triste di aver scoperto questo blog solo ora.... Lo trovo interessantissimo, mi ha fatto ricredere sul mondo della cosmesi fai da te, dove troppe ragazzine si improvvisano esperte di cosmesi per mostrare su you-tube i loro bei visini!!!
Ti ringrazio di cuore.
Ho deciso di riprendere in mano questo blog, proprio perché il boom dell'ecobio va di pari passo con molta disinformazione e demonizzazione. Ritengo essenziale capire quello che si leggo e io, nel mio piccolo, proverò a dare gli strumenti per far sì che chiunque possa farlo, in piena autonomia. :)
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